Espresso 2026
19 novembre ore 11,45, la presentazione più attesa delle Guide ovvero la Michelin, vediamo come sono andate le cose sulle altre già uscite.
Profanato il fatidico 20/20 tema di discussione con Enzo Vizzari, l’ex curatore de L’Espresso dopo gli inizi con Raspelli, in tante occasioni citando un amico in comune, Marc Veyrat, che riuscì in Francia ad essere e ancora oggi l’unico ad averli ricevuti i venti ventesimi sulla cugina Gault&Millau, nei suoi Ristoranti: primavera estate autunno ad Annecy e inverno Megeve. Ci voleva un altro che di Vino sicuramente ci capisce di più per fregarsene altamente della cosa: Luca Gardini responsabile anche dei Ristoranti dopo l’addio di Gnaffo Andrea Grignaffini la primavera scorsa. Ci voleva anche un innalzamento di tutti i punteggi per stimolare l’entusiasmo piuttosto che il “tutti gabbati” Verdiano. Ed ecco fatto che Massimo Bottura chiaramente ha aumentato di mezzo punto il suo punteggio ma a pari merito con Cracco, Romito, Ciccio Sultano, Cannavacciuolo e Cedroni. Seguono gli altri in salita chiaramente e tutti felici, unica flessione gli Alajmo, Glam e Da Gorini con mezzo punto in meno. Vera novità? Alain Ducasse arrivato a Napoli col suo Chef Alessandro Lucassino. La sorpresa è la Romagna che sbanca coi vini, il plurale è giusto, Rimini Doc Miglior Area Vinicola. Forse il premio che ha fatto più discutere se non il contrario: non gliene è fregato nulla a nessuno. In effetti, massimo rispetto al territorio di cui si parla nel titolo, anch’io faccio il tifo per gli amici riminesi e alla scelta di Luca che doveva dimostrare pure lui le sue radici, fondamentalmente si tratta del Consorzio Rebola, ovvero vini da Grechetto Gentile vitigno che a Bologna si usa per il Pignoletto, che sarebbe anche la traduzione in Slovenia di Ribolla con tanto di vini del Collio oltre confine. Passi che a San Marino esiste un vino sempre basato sul grechetto Gentile che si chiama Ribolla e lo vendono solo lì. Non vorrei che poi gli Sloveni “s’incazzano” per dirla alla Paolo Conte. Insomma, oltre al vino serve anche una buona comunicazione. Non è finita c’è anche Cracco, ex datore di lavoro di Gardini Jr. che evidentemente è rimasto in buoni rapporti col già Sommelier & Restaurant Manager ai tempi di Peck, con un Trebbiano che non incappa nei problemi precedenti degli altri riminesi visto che la Cantina si troverebbe a Santarcangelo con Vista Mare e i francesi in questo caso non s’incazzano ma possono pensare significhi molto bene. Stiamo parlando di Rosa Fanti Azienda Agricola con il Rubicone IGT Trebbiano Fiammarossa 2024 miglior vino bianco da uve autoctone, che praticamente non esiste. Quasi come Soldera a Montalcino. O quella bottiglia che un ristoratore ad Assisi aveva a casa di un’annata che non ce l’aveva neanche il produttore, Lungarotti, che volle aprirla in onore di Luca, sulla via del Mondiale. Si trattava di Rubesco 1979 Riserva, il Sangiovese più quotato facendo una media fra le guide dei vini nazionali. Il bianco di Carlo e Signora invece siamo certi che sarà buonissimo abbinato alla pasta con i cerchi olimpici. Viva la Romagna e il…?
