Si avvicina la presentazione della nuova Guida Michelin 2026, le più attese sono le nuove Stelle: una, due tre. Ma anche Bib Gourmand e Stelle Verdi sono ambite.
In attesa vediamo come sono andate le cose l’anno scorso per il settantennale tenutosi a Modena… anzi, partiamo dalla prima edizione del 1956.
L’Italia fu il terzo Paese cui la Rossa, a fine 800, dopo Francia e Belgio, si interessò elencando alberghi e ristoranti con semplici simboli e indirizzi: casette per gli hotel e posate per i ristoranti, da 1 a 5 in base alle dimensioni del posto, completavano l’indirizzo e i prezzi praticati. Nessuna recensione. Tutto qua.
I primi ristoranti non in albergo apparirono solo nel 1920, e gli hotel a Parigi non vennero segnalati fino al 1923 per favorire il consumo di pneumatici in Provincia, fuori città.
Per i 3 stelle bisognerà attendere il 1933. E resisteranno, nonostante le difficoltà: guerra, Covid…
L’Italia, dicevamo, a metà anni 50 inizia Il Toto Michelin con 13 ristoranti già con una stella, collocati soprattutto al Nord. Le loro stelle spariranno nei successivi 1957 e 58, per ritornare nel 1959, diventando addirittura 84, nonostante 4 bocciati fra i tredici primordiali. Alla vigilia degli anni 60 vengono quindi stellati contemporaneamente due Ristoranti che ancora funzionano con tre e una stella. Stiamo parlando dei protagonisti dell’ultima cerimonia che ha visto il trionfo di Giancarlo Perbellini ai XII Apostoli di Verona e Arnaldo Clinica Gastronomica a Rubiera. Il riconoscimento ha subito interruzioni nelle diverse decadi. Infatti nell’edizione 1961 Arnaldo Aquila d’oro, si chiamava così allora, venne declassato e rientrò stellato l’anno successivo. I 12 Apostoli invece continuò a restare in fascia di merito, ottenendo pure 2 Stelle nel 1969 assieme ad altri 9, che furono i primi in quell’anno. Ma già nel 1971 Verona ritornò ad una, per poi riottenere il doppio macaron 2 anni dopo nel 1973. Il saliscendi del locale di Giorgio Gioco non si arrestò e ritornò ad una stella nell’edizione Michelin del 1985. Poi l’unica Stella sparì nel 1994 e ci volle uno Chef fuoriclasse come Mario Buffo per riportarla nel 2019. Nell’edizione 2025, settantennale della Guida Michelin italiana, la singola stella verrà matematicamente sommata alle 2 stelle già di Casa Perbellini, che stava nei pressi della piazza di San Zeno.
Guardando invece la Romagna, possiamo dire che la prima stella arrivò nel ’59 nella provincia di Forlì, che si estendeva a sud fino al confine con le Marche, mentre a Nord confinava con l’altra romagnola, Ravenna. Furono due i ristoranti: Casali a Cesena e la Vecchia Rimini. Nel ’62 si aggiunse al mare Giardino da Bruno, che nel ’64 dovette cedere il titolo a Tino di Massa Lombarda, nell’entroterra, in provincia di Ravenna, ma nel ’65 il riconoscimento nel ravennate mancò, tornerà però a brillare a lungo dal 66, nello stesso Hotel con Discoteca. Il successo ravennate venne rafforzato da Maddalena, nel capoluogo, nel 69, segnando il due a due con Forlì.
Ma è nel ’71 che la cosa si fece seria. A Rimini prese la stella Nello e a Riccione Al Pescatore, per un totale di 6 ristoranti stellati (4-2). Lasciò il podio nel ’74 a Riccione Dal Pescatore per far spazio a Punta dell’Est, sempre nella Perla Verde, e al Gambero Rosso di Cesenatico: siamo a 7 (5-2).
Il 1975 è l’anno in cui si aggiunse un ristorante che si trova in provincia di Bologna, ma dove si sentono romagnoli, e che ancora si difende molto bene, stiamo parlando del San Domenico di Imola, per il quale di lì a poco, nel ’77, arriverà anche la seconda Stella Michelin, e che ancora resiste con un piccolo sali scendi che vedremo.
Si salì anche l’anno successivo, nonostante il declassamento di Nello e dell’Hotel Casali, grazie a tre nuovi stellati: Genny a Cervia, Lampara da Mario Cattolica e Frasca di Castrocaro Terme. Completò l’ascesa Gigiolè nel ’77 a Brisighella.
L’anno dopo la Romagna perse gli stellati Tino e Punta dell’Est a favore di La Meridiana Da Mario a Lugo.
E finalmente nel 1979 arrivò anche la stella a Forlì, in città, al Principe, con Romano Visani, ex socio di Morini del San Domenico. L’anno seguente venne blasonato Al Trocadero Da Vittorio di Cesenatico.
Bad news negli anni successivi, con la caduta di stelle per Mario de La Lampara, La Meridiana, cui si aggiunsero nell”82 Maddalena e nell”83 Genny.
Nei vicini Lidi Ferraresi ci fu una nuova stella Michelin a Comacchio per Il Sambuco di Donato Bonadies e nell’entroterra, ad Argenta, per il Trigabolo, quest’ultimo iniziò un’ascesa ancor’oggi indimenticabile grazie a Giacinto Rossetti. Nel 1984 Forlì perse al Principe la sua unica stella cittadina fino ad oggi, lo stesso accadde a Vecchia Rimini. Ma quello fu anche l’anno di Paolo Teverini, che sbucò fuori in Alto Savio a pochi km da Umbria, Marche e Toscana, in quel di Bagno di Romagna.
Il 1985 fu una buona annata per i ristoranti romagnoli con Amici Miei a Faenza e La Meridiana da Mario a Lugo, che riagguantò la Stella, ma nulla da fare per Gigiolè a Brisighella che la perse.
Il 1986 fu l’anno del primo 3 Stelle in Italia con Gualtiero Marchesi a Milano, che oscurò quasi il successo di La Frasca di Gianfranco e Bruna Bolognesi ai quali invece andò la seconda Stella e come loro anche Fini a Modena ce la fece. In quell’anno ci fu una novità anche in the city a Ravenna, dove brillò Tre Spade con Roberto Cristofori.
Il 1987 segnò la fine della prima parentesi stellata del Mitico Al Trocadero Da Vittorio a Cesenatico, nulla di fatto l’anno successivo e quello dopo con la perdita stellare di Amici Miei a Faenza e Gambero Rosso Cesenatico.
Anche gli anni 90 partirono male con il declassamento del San Domenico Imola, causa apertura anche a New York Morini e i Marcatillii passarono ad una stella, e a Lugo la Meridiana perse la sua unica.
Tornarono a splendere le Stelle nel 1992 con un altro tre stelle nei dintorni di Milano, all’Antica Osteria del Ponte, due andarono al Trigabolo per Igles Corelli e Bruno Barbieri, mentre Brisighella, dopo alcuni anni senza stella, ne vide riluccicare una per il gradito ritorno di Tarcisio Raccagni.
Crebbero i tre stelle anche nel ’93 con Enoteca Pinchiorri a Firenze. Chiaramente non poteva mancare l’altra città Artusiana, quella dei natali di Pellegrino, Forlimpopoli, con il Maneggio e Giorgio Sebastiani che riconfermò la stella ottenuta l’anno prima.
L’anno dopo, a Brisighella bis dei Raccagni con la Grotta e Antonio Bondi con Leo Fusaroli, ma ahimè il Sambuco di Comacchio perse il riconoscimento.
Nel 1995 Pinchiorri perse la terza stella, appena ricevuta, passando a due, partirono i lavori di ristrutturazione.
L’anno dopo tornarono ad essere ancora 3 i tre stelle grazie a Dal Pescatore a Canneto sull’Oglio con Nadia Cavaliere Santini, che si aggiunge a Marchesi e Santin.
Pacifico da Franco rimpiazzò il Sambuco e mantenne la stella a Comacchio con Angela Bonazza, mentre al Maneggio sparì la stella forlimpopolese per sempre.
Nel1997 altre tre stelle diventarono “due”: in quel di Cassinetta di Lugagnano e a Milano dove Gualtiero per il trasferimento a Erbusco, in Franciacorta, chez Moretti patron del celebre Château, concedetemi il francesismo, Bellavista, non riuscì a riconfermare le tre. Ma subentrò dal Sud Don Alfonso con un nuovo tre stelle. A Castel Guelfo Bruno Barbieri, staccatosi da Igles Corelli al Trigabolo, portò la stella quasi a casa sua, alla Locanda Solarola, dopo essere passato anche da Brisighella dove la Grotta non riuscì comunque ad affermarsi.
Nel 1998 arrivò il primo 3 stelle in Piemonte, dopo Lombardia, Toscana e Campania, si trattava del Sorriso di Soriso, e c’era poco da ridere con il sig. Valazza, che per fortuna era coadiuvato dalla sua Signora, Luisa Marelli. Ma fu Fausto Montalti a riportare la stella a Cesenatico da Vittorio a 3 anni dalla morte del patron Boldini a discapito di Gigiolè che azzerò il firmamento brisighellese. Ma non buttiamoci giù dalla finestra! Arnaldo a Rubiera per la seconda volta perse la stella che brilla oggigiorno.
Non l’abbiamo detto ma nel 1996 era sparito improvvisamente il Trigabolo ad Argenta e anche Igles Corelli aveva traslocato, guadagnando la sua prima stella nel 99, in proprio, alla Locanda della Tamerice nelle vallette ad Ostellato, dove si trovava in buona compagnia grazie alla Capanna di Eraclio, tutti e due nel ferrarese.
Comacchio terminò la sua epopea stellata con Pacifico.
Siamo ora nel nuovo millennio, il San Domenico riprende la seconda stella e anche Barbieri a Locanda Solarola conquista la seconda stella praticamente dalle sue parti, Medicina.
A Rimini, nel frattempo diventata provincia, Fabio Rossi all’Acero Rosso conquista la sua prima ed unica stella, Arnaldo per la terza volta riconquista la sua prediletta ed unica, a Fusignano c’è pure la Voglia Matta a convincere il Bibendum con Barbara Ruffo Lo Mastro.
Bisogna attendere il 2002 per riavere una nuova stella romagnola, ce la fa Vincenzo Camerucci a Cesenatico al Lido Lido, ma crolla Vittorio per sempre, dall’altra parte del Canale Leonardesco.
Massimo Bottura riceve la sua prima stella sull’edizione 2003 della Guida Michelin, in via Stella in pieno centro a Modena (dopo un periodo passato a Campazzo in pieno stile Slow Food) che poi farà storia come Osteria Francescana. Viene promosso contemporaneamente anche Alberto Rossetti, a Santarcangelo Al Palazzo, che poi lì si fermerà. Fra un 3 stelle nascente e bravo cuoco, che non riuscì a mantenere almeno una stella nei successivi ristoranti a San Giovanni in Marignano e ad Urbino, spicca la notizia di un nuovo tre stelle allo Chef più giovane e pure patron, ma che non potè entrare fra i JRE, stiamo parlando di Massimiliano Alajmo a Le Calandre di Rubano nella zona industriale di Padova.
L’anno dopo torna la terza stella a Firenze, otto anni dopo il declassamento, all’Enoteca Pinchiorri e da quel momento i tristellati cresceranno fino agli attuali 14 con un solo declassamento.
Nel 2006 si aggiunge ai 3 stelle anche Heinz Beck a Roma, a La Pergola, mentre Bottura conquista la sua seconda, idem Ciccio Sultano al Duomo di Ragusa Ibla, si unisce al gruppo uno che guadagna la sua prima stella e che poi riporterà, senza fare spoiler, la seconda stella in Romagna, Alberto Faccani del Magnolia di Cesenatico. Al Palazzo a Santarcangelo invece cade la Stella. Questa edizione va ricordata anche per le “Promesse”, ovvero il grassetto rosso su alcuni ristoranti in guida che hanno maggiori probabilità di essere promossi. Fra questi anche “Xbe”, che evidentemente allora non aveva compreso che mancava poco, avendo già due stelle, perdendo l’occasione.
Nel 2007 abbiamo il declassamento della Voglia Matta a Fusignano, mentre l’anno successivo due novità in Romagna a Miramare di Rimini Da Guido, dei Raschi, e Raffaele Liuzzi a Cattolica alla Locanda. Addio alla stella per Acero Rosso a Borgo San Giuliano a Rimini e a Chef Fabio Rossi non rimane che San Patrignano a Vite.
Nel 2010 i Rising Star sono riservati agli indirizzi in Guida e fra questi uno che farà molta strada, Enrico Bartolini a Le Robinie in Oltrepò Pavese, da candidato arriva alla prima stella. Da Vittorio a Brusaporto conquista la terza stella Michelin e siamo a 6. Riccardo Agostini, reduce da il Povero Diavolo, conquista immediatamente la Stella a Pennabilli (che ai tempi stava nelle Marche), e invece a Cattolica, in Romagna, uno Chef che poi si trasferirà fra Urbino e Pesaro, Stefano Ciotti, al Vicolo Santa Lucia avrà la meglio a discapito di Locanda Liuzzi.
Nel 2011 a Torriana l’arrivo di Pier Giorgio Parini permette di ottenere subito la stella tanto attesa Al Povero Diavolo, mentre il Lido Lido di Vincenzo Camerucci abbandona per sempre la tormentata etoile.
Colpo di scena nel 2012: scende a una stella il ristorante che ha mantenuto da più tempo le due stelle Michelin in Italia ancora oggi, stiamo parlando de La Frasca, nel frattempo trasferitasi a Milano Marittima e che ha poi visto anche l’uscita del suo creatore: Gianfranco Bolognesi. Ne approfitta Massimo Bottura, nonostante il terremoto, diventando il settimo tre stelle in quell’anno. Quello dopo tocca invece ad Enrico Crippa di Piazza Duomo ad Alba mantenere la media, visto il declassamento, sempre in Piemonte, di Al Sorriso, diagonalmente all’opposto sul Lago d’Orta. A Cattolica termina il periodo stellato della località balneare con Stefano Ciotti declassato al Vicolo Santa Lucia. Niko Romito alza l’asticella a 8 tre stelle Michelin, in rappresentanza della Regione Abruzzo e quello più a Sud, se escludiamo il Don Alfonso ai tempi.
Siamo nel 2014 ed è La Buca a Cesenatico a portarsi a casa la Stella, a braccetto con la Capanna di Eraclio (che l’aveva a suo tempo persa) e La Zanzara sempre in quel di Codigoro.
Nel 2016 perdono definitivamente l’unica stella rimasta La Frasca e Paolo Teverini (fratellastro di Marco Cavallucci).
Più breve la carriera di Parini stellato: con l’arrivo del 2017 il Povero Diavole chiude per passare allo Chef Giuseppe Gasperoni che rileva la gestione.
Giriamo pagina, ci vorrà il 2018 per iniziare una serie di tre stelle Michelin ogni anno, Covid permettendo, che ancora oggi sembra inarrestabile e senza flessioni, iniziando con Norbert Niederkofler al St.Hubertus di San Cassiano, parte dell’Hotel Rosa Alpina, a cui il traguardo sarebbe costato moltissimo. Si parlava di un deficit di oltre 20 milioni di euro
e dell’ingresso del Gruppo Aman per ripagare tutto, compresa la perdita della terza stella appena ricevuta. Magnolia a Cesenatico sale a due Stelle.
Con il 2019 è Uliassi a portare anche nelle Marche la terza Stella Michelin, con Moreno Cedroni che lo sta a guardare. A Rimini in città arriva finalmente la stella sia alla cucina Italiana che a quella Argentina di Abocar.
L’edizione 2020 fa sì che tutto si fermi con 11 tre stelle e neanche quel declassamento annunciato ma sempre dietro l’angolo, così le tre stelle tornano a Milano, dove tutto era iniziato con Marchesi, grazie ad Enrico Bartolini al Mudec. A San Piero in Bagno una stella va a Da Gorini nella sede che fu del Gambero Rosso pluridecorato da tutte le Guide che si era sempre accontentato della stella assegnata alla Locanda.
The show must go on, il 2021 premia coloro che sono riusciti ad aprire durante il 2020, anno del Covid. Nessuno è stato declassato per la chiusura giustificata, ma per l’eventuale operato. Fra questi il Sant’Elisabetta a Firenze, D’O a Cornaredo, Harry’s Piccolo a Trieste ottengono la seconda stella. Il Povero Diavolo a Torriana riprende la Stella.
Tornano a crescere i tre stelle nel 2023, con Villa Crespi.
Nel 2024 la novità è Fabrizio Mellino dei Quattro Passi che riporta il massimo titolo Michelin sempre da quelle parti a fine secolo scorso. St.Hubertus chiude per rinnovo in vista dei Giochi Invernali 2026. Nel frattempo Norbert Niederkofler si è spostato vicino a casa, a Brunico, all’Atelier Moessmer, rinomato lanificio, ora anche Gourmet a tre stelle.
Vi sarete accorti che in Romagna c’è stato un grosso movimento di stelle Michelin in buona parte di questi 70 anni della Guida Rossa, con una notevole flessione negli ultimi anni che con l’edizione 2025 sembra terminata, speriamo. Le novità stellate sono Marco Garattoni e Agostino Iacobucci nella sede dell’ex Magnolia a Cesenatico, ribattezzato Ancora, e Piccolo Lago ad Acquapartita, mentre il Povero Diavolo perde la stella per cambio location dello Chef ora Casa Gasparoni.
